Tra viette nascoste, canali improvvisi e isole colorate

Trascorrere un ponte a Venezia è d’obbligo, così quando Japo mi ha annunciato questa mini vacanza, mi sono informata sugli “imperdibili” di questa meravigliosa città. Premettiamo che ci vorrebbe una settimana per poterla vivere davvero, ma abbiamo cercato di condensare in tre giorni (due e mezzo in realtà dei fatti). 

Macchina pronta, zaino carico, canino pronto e via, verso la Serenissima che raggiungiamo in poco più di un paio d’ore (e un’interminabile pausa in un Autogrill di disperati); check-in al NH Laguna Palace di Mestre (dove accettano cani previa maggiorazione sul prezzo della camera) e poi subito sull’autobus che “comodamente” (ad eccezione dell’affollamento quasi nipponico) ci porta a Piazzale Roma, Venezia. Il programma del primo giorno è intenso e si prospetta quasi infattibile a giudicare dal numero di turisti che incontriamo sul primo ponte da affrontare. Una calca, letteralmente. 

I Giorno 

Iniziamo la nostra esplorazione perdendoci tra le vie del quartiere di Cannaregio e quel piccolo mondo di tesori che è lo storico Ghetto ebraico, istituito oltre 500 anni fa e ancora oggi è il distretto dove risiede la piccola comunità ebraica di Venezia e dov’è possibile ancora avere un assaggio dell’atmosfera più autentica di questa città. Le vie e i canali sono pieni di panni stesi, barche familiari e botteghe e pasticcerie di dolciumi kosher. Purtroppo i canino-dotati non possono entrare a visitarlo, ma una tappa al Museo Ebraico sarebbe da fare, giusto per saperne di più sulla storia della comunità ebraica veneziana e, come ciliegina, immergervi nelle atmosfere che hanno ispirato Shakespeare per il suo Mercante di Venezia.

Altro elemento imperdibile del quartiere (e qui basta fare a turno per la guardia al quadrupede) la Chiesa della Madonna dell’Orto, una meraviglia del 1365 con opere del Tintoretto.

Questa sì che è strana di città, davvero! Non è come tutte le altre… c’è una marea d’acqua!!! E che tentazione… vorrei buttarmici dentro, ma non sono convinto da quelle cose che galleggiano lì accanto… 

Da qui, prendendo da Google solo lo spunto per la direzione corretta e lasciandoci affascinare dalle vie decadenti eppur uniche della città, raggiungiamo la Chiesa dei Gesuiti e Fondamenta Nuove (da cui partono alcuni dei traghetti per le isole). Dopo una breve pausa pranzo abbiamo puntato la bella Chiesa in stile rinascimentale di Santa Maria dei Miracoli, a pochi passi, dalla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, la cui facciata monumentale fa da spalla alla candida e altrettanto bella facciata dell’Antica Scuola di San Marco. Qui ci siamo presi una breve pausa contemplativa per ammirare la piazza, Campo SS. Giovanni e Paolo, che è un vero incanto, incorniciata da un piccolo canale pieno da barchette e gondole e resa unica da una statua equestre dedicata a Bartolomeo Colleoni. La pausa è anche servita a Japo per riprendersi un po’ dai km fatti finora. 

Ahaaaa… piccioni, piccioni ovunque… li adoro, vorrei davvero tanto riuscire a prenderne uno… e qui, per la legge dei grandi numeri – come ripete spesso la mia umana – potrei anche farcela!

Altra tappa fondamentale – a cui noi purtroppo abbiamo dovuto rinunciare per colpa della coda infinita (ma che se avete tempo, consigliamo vivamente) è la Libreria Acqua Alta nelle vicinanze della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, oltre la Casa di Marco Polo, passando per il Ponte Conzafelzi, giungerete a questa storica quanto bellissima libreria. Voci di corridoio raccontano di libri usati accatastati in vecchie gondole e mensole interminabili, tra guide di viaggio, mappe polverose, stampe e romanzi d’avventura, immersi un luogo senza tempo. 

Immersi nel quartiere Castello, incrociamo la nota Chiesa di Santa Maria Formosa, la cui costruzione risalirebbe addirittura al 639, accanto le sta un notevole campanile barocco, impossibile confonderla e mentre ce la lasciamo alle spalle, ci prepariamo psicologicamente alla prossima tappa: Piazza San Marco. Dopo aver passeggiato senza una vera direzione tra le calli di Venezia, dopo esserci persi tra vicoli stretti e canali verdi, lasciandoci confondere e tentare da ogni scorcio, trovarsi improvvisamente in uno spazio così scenografico, ampio e maestoso è un’esperienza unica.

Delimitata su tre lati dalle Procuratie, le eleganti arcate colonnate che costituiscono i “portici” della Piazza, e sul quarto dalla Basilica di San Marco, questa piazza è letteralmente un tripudio di arte, bellezza e turisti pieni di piccioni. Sappiate che per chi è canino-dotato i canali con l’acqua e i piccioni non sono affatto da sottovalutare! Loki se la cava anche bene per tutta la gente che tende a spupazzarlo e siamo abbastanza certi che abbia ricevuto dal Comune veneto l’incarico di controllare lo stato di tutte le  banchine, perchè si fa perennemente i canali camminando sul bordo. È dato 1:1 che in tre giorni ci casca dentro almeno una volta! 

Sì, sì… confermo,  mi piace tantissimo annusare gli odori sul bordo dei canali… e sono un lupetto meticoloso, quindi prendo questa esplorazione molto seriamente. 

Ora, tempo e folla permettendo, qui ci si può stare un intero giorno, dovreste certamente visitare la Basilica (conosciuta anche come “Chiesa d’oro”, non solo per via del “Tesoro di San Marco”, ma anche per le sue preziose decorazioni e mosaici scintillanti). Un tempo fu la sede dei Dogi della città, divenuta Cattedrale solo nel XIX secolo, custodisce i resti di San Marco, trafugati da Alessandria d’Egitto attorno all’anno 828. Le vicende della trafugazione dei resti sono anche narrate nelle lunette della facciata, porta d’ingresso a un labirinto di tesori e meraviglie dorate, culminante in quel tripudio di intarsi e mosaici che è la volta della Cupola dell’Ascensione, la più preziosa delle 5 presenti nella chiesa, e la più imponente, con i suoi 43 metri di altezza.

Dovreste poi lasciatevi affascinare dalla facciata in stile gotico-veneziano del Palazzo Ducale, con le sue logge elegantissime e archi ogivali affacciati sulla Piazza e sul molo; oppure salire fino in cima al Campanile di San Marco, che con i suoi oltre 98 metri di altezza svetta quasi arrogante nel cuore della città. Alla sommità della cuspide del Campanile si staglia, sullo sfondo di una laguna maestosa, la sagoma dell’Arcangelo Gabriele, anch’essa aggiunta alla nuova torre campanaria eretta nel 1912, dopo il crollo del Campanile originario, avvenuto nel luglio del 1902, da qui durante il Carnevale da il via al  tradizionale spettacolo “Volo dell’Angelo”. Noi tutte queste meraviglie ce le godiamo da fuori, immaginando come sarebbe… perchè ovviamente (e giustamente) non sono ammessi i pelosoni. 

Okay, agli umani non è permesso entrare con me, ma volete mettere che bellissime esperienze gli ho fatto fare partecipando con me alla punta del gabbiano o giocando con gli altri cani che abbiamo incontrato in piazza?

Così ci perdiamo nella bellezza delle le luci del tramonto che accendono i lampioni e animano i bar della piazza di chiacchiere e Spritz. Puntiamo a finire con una bella passeggiata lungo la laguna, un breve (e super – super affollato sguardo al famoso Ponte dei Sospiri che collega il Palazzo Dogale alle Prigioni Nuove e che tradizione vuole sia stato così rinominato per via dei sospiri dei prigionieri della Serenissima, che di qui passavano prima di essere giudicati dagli Inquisitori di Stato.

Se aveste con voi un buon custode del vostro quadrupede e foste profondamente innamorati dei libri e aveste anche tempo ed energie, prendete in considerazione l’idea di visitare la Biblioteca Marciana, ospitata nell’ex Palazzo della Zecca di Venezia. Inaugurata nel 1560, la Biblioteca Pubblica di San Marco ospita uno straordinario patrimonio di oltre 1 milione di volumi, 17,000 manoscritti e quasi 3,000 incunaboli.

Noi scegliamo di vedere da fuori un paio di caffè storici: Caffé Florian e Gran Caffè Quadri prima di concludere la serata cercando l’ultima attrazione e una delle tante taverne tipiche della città dove concederci una bella cena. 

N.B.: Il Caffè Florian, aperto nel 1720 e completamente restaurato nel 2012, è uno dei Caffè storici più belli d’Italia. Amato, ai tempi, dal giovane Casanova, oggi le sue sfarzose sale affrescate sono un richiamo per tanti turisti in cerca di un guizzo di opulente decadenza, quella che tanto celebre ha reso questa straordinaria città. Mentre il Quadri ha un ambiente storico e sfarzoso affacciato sulla Piazza e vi accomoderete sulle poltroncine frequentate anche da Stendhal, Proust, Alexandre Dumas padre e Wagner, caffè in attività infatti dal 1775.

Noi decidiamo di rinunciare a questo sfizio estremamente costoso (quanto certamente dolce) per andare a cercare la Scala Contarini del Bovolo. È un magnifico gioiello veneziano, che non tutti si prendono la briga di scovare, ma vi consigliamo vivamente di farlo. 

La Scala Contarini del Bovolo spicca dai sui 26 metri di altezza nel sestiere di San Marco da oltre mezzo millennio (fine del XV secolo) e incanta con la sua elegantissima forma a spirale (“bovolo”, in dialetto veneziano) a metà tra stile gotico e rinascimentale. È aperta al pubblico ed è visitabile durante tutto l’anno con i suoi 113 gradini che conducono in cima e da dove potrete scorgere il Campanile di San Marco, cupole di chiese maestose e i tetti rossi della città. All’ora del tramonto è fantastica, ne siamo certi, noi ovviamente la troviamo chiusa… troppo km oggi e troppo poco tempo! 

Ci riduciamo sempre così, all’ultimo e ad accontentarci del primo posto che troviamo per cena, stiamo vagando da un tempo immemore, i piedi e le gambe sono di legno, Loki e Japo ciondolano pericolosamente quando alla fine, troviamo una locanda ancora aperta, una certa Taverna della Fontana, che ci accoglie nei suoi tavoli fuori (fa un freddo canaglia), non ha nemmeno un primo (“perchè stasera è andata così” ci dice l’oste in una lingua tutta sua) ma è anche l’unico posto che abbiamo trovato. Così un po’ della stanchezza si stempera nell’ottimo bianco e negli ottimi secondi di pesce. 

Morto, morto davvero… c’è troppa gente in questo posto e quella pazza della mia umana ha trascinato me e Japo su e giù per ponti tutto il giorno! E dovevate vederla com’era contenta!!!

II Giorno

Oggi piove, ma piove davvero… in pieno stile olandese, diluvia. E quindi optiamo per il giro delle isole (questo “quindi” traduce il “col cavolo che mi sparo tutti quei km come ieri” di Japo). Così ci imbarchiamo per Murano, dopo una faticosissima traversata in autobus dove grazie a tutte le divinità Loki è stato bravissimo e super quieto e per la stessa grazia lo è anche in traghetto, dove la gente non diminuisce, ma c’è anche vento, pioggia e museruola. Sì, sappiate che – giustamente – c’è obbligo di museruola serio e controllato assiduamente (quindi se il vostro quadrupede non è abituato, è bene che facciate un po’ di training prima di affrontare Venezia). 

Okay, gli umani mi hanno abituato a questo aggeggio, ma non mi piace e anche se tentano di distrarmi con dell’ottimo coniglio essiccato, continua a non piacermi! 

Finalmente sbarchiamo e – potevamo anche arrivarci prima – passeggiare per la città del vetro soffiato con un esuberante – e infastidito dalla pioggia – tontolupo gigante non è il massimo. Il rischio che tiri giù qualcosa è altissimo ed è altrettanto scontato che non possiamo assistere a nessuna dimostrazione dell’arte principale di quest’isola, così ripieghiamo sul nostro sport preferito, perderci. Puntiamo a trovare il duomo, mentre ammirano la bellezza quasi britannica e industriale di questa città-isola che torna immediatamente veneziana in piazza duomo che è un tripudio di arte e architettura. 

Piccola curiosità, le fornaci che un tempo fiammeggiavano nell’operosa Venezia dei primi secoli dello scorso millennio, e che tanti incendi avevano innescato nella Serenissima, minacciandone bellezza e ordine pubblico, furono spostate a Murano, e cioè in un luogo pur sempre vicino alla città, ma abbastanza lontano da non tubarne la sicurezza. Da quelle fornaci ribollivano le forme e i sogni di mastri vetrai celeberrimi e tutt’ora, i vetri di Murano sono tra le creazioni più preziose del mondo. Se ne avrete voglia e possibilità, potrete farvene un’idea più precisa visitando il Museo del Vetro. 

Alle 11:30 Japo (visto il precedente della sera prima) ha già trovato la sua locanda e tenta di fermarsi già a pranzo, ma gli viene caldamente consigliato di tornare più tardi, così costretto a camminare ancora un po’, troviamo un parco dove far scorrazzare un po’ il lupetto. Tale Locanda Valmarana è quanto di più dogfriendly si possa immaginare, sappiatelo, il vostro quadrupede sarà spupazzato e coccolato e viziato 

Ah sì, sottoscrivo, qui ragazzi si sta alla grande!!! Mi mandavano bacini ogni volta che passavano per non parlare di grattini e coccole… una favola! 

appunto… viziato quanto e più di voi, ma certamente potrete consolare con i loro piatti: pazzeschi! Sapori e profumi che sanno di mare, innovazione e passione; prodotti freschissimi valorizzati alla perfezione e accompagnati da un bianco della casa leggero, fresco e decisamente piacevole. A questo aggiungiamo l’ottimo servizio e la pioggia fuori, e capirete perfettamente perchè non volevamo più uscire! 

Però la tabella di marcia ci impone Burano e così ci mettiamo pazientemente in coda, non prima di vedere Loki – finalmente – finire in un canale! Sì, sì, è avvenuto! 

Letteralmente sono scivolato… non tuffato, ci tengo a dirlo… e, mi costa ammetterlo, ma sono contento che gli umani mi abbiano ripescato! 

Dopo aver dato un po’ di spettacolo ed essere sopravvissuti all’ennesima coda, sul traghetto scopriamo che Burano è lontanissima e ringraziamo che le condizioni di viaggio sono nettamente migliorate rispetto alla mattina. Quando metterete piede su quest’isola capirete che il tempo di viaggio ne sarà assolutamente valso la pena, è un gioiello dai colori esuberanti, dalle vie strette e ricamate, dalle persone vere e vivaci. Scopriamo che i colori folli delle abitazioni erano usati per aiutare i pescatori a ritrovare la loro casa, ora, che sia vero o meno, l’effetto è certamente stupefacente. È una città-tavolozza che regala scorci nuovi a ogni passo e che ci godiamo anche prendendo una tazza di tè, un’imbarazzante cioccolata (di Japo, che era – credo – latte caldo e Nesquick) con un ottimo “veneziano”, un biscotto tipico. Scaldandoci e riposandoci un po’, scegliamo il ristorante della sera e torniamo poi a Venezia.

Qui mi informano che è l’ultima volta che devo mettere la museruola… spero sia vero, mi infastidisce parecchio… 

Mentre traghettiamo riprende a piovere, con una certa fermezza d’intento, così, quando raggiungiamo il presunto ristorante per la cena siamo lavati fino alle mutande. Dico presunto perchè non c’era nessun ristorante dove indicato sulla mappa di TripAdvisor e chiamando… follia, risponde la taverna della sera prima. Dopo circa mezzora rinunciamo a capire questo fradicio disguido e incamminandoci verso Piazzale Venezia cerchiamo un’altra locanda illudendoci che ce ne sia una senza butta-dentro, con un punteggio decente e – sopratutto – con ancora posto… illusione che termina in noi che ceniamo a RossoPomodoro in stazione. 

III giorno

Si torna a Venezia per le ultime esplorazioni, ci manca il lato “destro” del Canal Grande e così è proprio lì che ci dirigiamo: alla scoperta del quartiere di Dorsoduro, ricco di gallerie, musei e botteghe d’arte. Attraversiamo il Ponte degli Scalzi e come prima tappa ci fermiamo a Santa Maria dei Frari.

Oggi è il mio giorno… oggi un piccione lo prendo!

Ci fermiamo ad ammirare la Basilicata dalla piazza, resa ancor più romantica da  una  coppia di artisti di strada che suona Čajkovskij con dei bicchieri di cristallo. Alcune note di regia sulla Basilica (o Santa Maria Gloriosa dei Frari), nel sestiere di San Polo, è una Chiesa a tre navate e in stile gotico “francescano” del XIV secolo; di fatto (dopo la Basilica di San Marco), è la chiesa più grande della città. Poggia su 12 colonne, tanti quanti sono gli apostoli, e custodisce moltissimi meravigliosi dipinti, tra i quali la Pala Pesaro e la Pala dell’Assunta di Tiziano e il Trittico dei Frari di Giovanni Bellini, ma anche opere di Vivarini e i Monumenti funebri a Tiziano e ad Antonio Canova. Quello di Canova, terminato agli inizi del XIX secolo dai suoi allievi, e dalla singolare forma piramidale, custodirebbe il cuore dell’artista, sepolto a Possagno, in provincia di Treviso.

Da qui, tappa obbligata alla Casa di Carlo Goldoni e poi verso l’Accademia, incrociando le due università veneziane e facendo una mezza salita sul Rialto, giusto per fotografare nella miriade di teste turistiche, il magnifico Canal Grande con i suoi maestosi palazzi. Passeggiando sul Canal Grande, tra l’altro, abbiamo un assaggio di quanto possa essere affascinante e surreale la città con l’acqua alta; sì, ha davvero piovuto parecchio!

Calmi tutti… vi rendete conto di quanto sia magica questa città? Non vi serve neanche andare al mare per trovare l’acqua, basta passeggiare sui marciapiedi! 

Ora, okay che perdersi nelle città è una nostra specialità, ma qui è qualcosa d’obbligo; consigliamo vivamente di prendere tutto il tempo per osservare le vetrine dei negozi e botteghe d’arte che si susseguono nel quartiere fino ad arrivare alle Gallerie dell’Accademia, custodi delle più importanti opere scultoree e pittoriche veneziane dal XIV al XVIII secolo, creazioni di artisti come Giorgione, Tiepolo, Tiziano, Mantegna, Bellini, Vivarini, Canaletto e Antonio Canova. Anche qui, ovviamente, accesso vietato ai pelosi.

Se ne avrete il tempo, ammirate la città che vi si presenta dal Ponte dell’Accademia. Inaugurato nella prima metà del XX secolo, completamente restaurato e riaperto al pubblico nel 2018 (sebbene non avesse mai smesso di collegare le due sponde), il Ponte dell’Accademia, con i suoi 165 gradini, è uno dei 4 ponti che attraversano il Canal Grande e probabilmente quello da cui si goda la vista più bella di Venezia. Noi a questo punto, visto l’orario, ci si chiude al Ristorante agli Alboretti, decisamente consigliato, anche se non sui primi di carne. Mentre pranziamo la decisione è quella di tornare con  calma a casa, di prenderci ancora un po’ di tempo, ma il piano viene annegato dalla pioggia che troviamo uscendo e che ci costringe a tornare quasi di corsa verso Mestre. 

Così termina la nostra avventura veneta, correndo tra le pozzanghere, evitando turisti impacchettati nelle mantelle di plastica e con Loki che ci detesta per questa scelta, oh sì, il lupetto odia davvero la pioggia. 

In conclusione, Venezia è una città dogfriendly, davvero, tantissimo, sono ammessi in tutti i ristoranti e i veneziani li  accolgono con entusiasmo, ma sappiate che ci sono alcune difficoltà logistiche da tenere in considerazione. Ci sono pochissime aree verdi, ci sono moltissimi piccioni, moltissimi gabbiani, se il vostro cane (come il nostro) adora l’acqua ricordatevi delle scarpe con molto grip per non seguirlo nei canali e – ultimo, ma non ultimo – la museruola intransigente su tutti i mezzi pubblici.