Sì, ci siamo innamorati di questo posto; no, non è uno scherzo, se ci siete stati sapete perfettamente di cosa stiamo parlando: un’infinità di possibili percorsi e un distesa incontaminata di tonnellate di neve, cosa si può desiderare di più?
Niente, ecco la semplicissima risposta… niente anche perchè a vivere questa nuova avventura in montagna ero in compagnia di due nuove compagne a quattro zampe (sì, c’erano anche due umane con loro, zia Giuly e zia Sely). Presento brevemente, per ovvie ragioni, la parte canina:
Il Generale Margot (fox terrier tutta d’un pezzo e dal passo elegante)
e Tea l’abbaiatrice seriale (Spanish Cocker nero e marrone che, beh… siamo bellissimi insieme! La mia umana continua a sostenere che sembriamo Robin Hood e Little John, non so chi siano, ma già mi piacciono!
Per tutte le info su come raggiungere questo luogo idilliaco, rimandiamo al post di un paio di settimane fa. Noi qui ora ci si concentra su un paio di elementi nuovi.
Primo elemento:
Il viaggio affollato, Dokker super attrezzato per il trasporto animali e via, tre cani e tre umani, un unico mezzo… mai fatto viaggio più folle!
Secondo elemento:
Lo slittino… sì, abbiamo avuto la geniale – malsana – idea di portarci dietro lo slittino. La giornata lo permetteva (anche se a onor del vero non è propriamente permesso usarlo sui sentieri), non c’era tanta gente, di cani (almeno nelle prime ore, nemmeno l’ombra) e… era da provare!

Arrivati su all’ultimo parcheggio, come la volta precedente, attraversiamo il primo gruppo di meravigliose case innevate e proseguiamo attraversando il ponte che trovate sulla destra e tenendo sempre quella direzione fino a aggiungere un altro gruppo di case dove è presente il rifugio del CAI. Qui la nostra super efficiente zia Giulia ha prenotato il pranzo per tutti e una volta confermato il numero – e fatto un incontro ravvicinato con i cani del gestore (socializzati bene, ma ben voluminosi, non preoccupatevi però, durante il servizio non sono presenti in sala) ci avviamo lungo il sentiero.
Oggi abbiamo due laghi ghiacciati da visitare!

Il sentiero in sé è molto ben segnalato anche in condizioni di neve abbondante, ampio e con poche salite vere, in molti tratti si potrebbe pensare che anche senza ciaspole è fattibile (e lo è, ma in un paio di punti se si viaggia solo di scarponi o si mette in conto qualche scivolata, o ci si portano dietro i ramponcini). Si prosegue verso Lago Devero e appena arrivati a una spianata con un paio di baite spase qua e là, si tiene la sinistra per il Lago delle Streghe. Qui il sentiero non è segnato altrettanto bene a quello che porta alla diga a fondo valle, ma è già stato battuto da alti ciaspolatori e non si fa fatica a notarlo.
Lo spettacolo che ci si presenta davanti ti fa ricordare perchè in montagna si sta bene. Silenzio rotto solo dallo scrosciare delle acque, neve ovunque, montagne mozzafiato di contorno e… qualche goccia di pioggia a rovinare il tutto. Sì, non è stata proprio una giornata super perfetta (meteorologicamente parlando).
In realtà il tocco di grazia – a detta dell’umana – lo stavo dando io… ora ditemi perchè non dovevo buttarmi dentro al lago? Perchè? Mi sarebbe piaciuto molto nuotare e non faceva poi così freddo!!! Ma nulla, non c’è stato verso di convincerla… e nemmeno Tea mi sembrava così convinta a seguirmi… e Margot, beh Margot mi sgrida anche solo quando le penso!
Torniamo sui nostri passi e raggiungiamo il sentiero principale che passa alla sinistra delle baite. La prossima meta, lago Devero, è subito dietro alla diga che si vede stagliarsi a fondo valle. La pioggia sembra dare qualche momento di tregua e ne approfittiamo per raggiungere la distasa ghiacciata.

Qui non c’è praticamente nessuno e raggiungiamo il lago in un paesaggio surreale immerso in basse nuvole grigie, freddo e silenzio.
Giuro che avrei giurato che ci fosse un lago, qui se ne sente parlare, ma non si vede. Arrivati in basso alla discesa ero proprio convinto che sarei riuscito a tuffarmi, ma nulla… ho iniziato a scivolare e pattinare come un tonto, ma senza tuffi… chissà dive è finito questo lago!??!?!
Ci saremmo fermate volentieri come sulle altre sponde per un tè caldo e una silenziosa e stupita contemplazione di tale bellezza, ma sfortunatamente – esposte com’eravamo alle intemperie – abbiamo deciso di affrontare il ritorno, anche perchè dovevamo ancora inaugurare il “mezzo”. E così facciamo, approfittando di finestre favorevoli (con assenza prolungata di ciaspolatori e sciatori), prepariamo l’occorrente per slittare. Bob ponto, ciaspole tolte, guanti indossati e via… a farsi investire dal lupo.
Che bello questo nuovo sport!!! Mi piace placcare le umane mentre scivolano a valle su quel coso rosso!!! È super divertente! E fanno di quei voli quando le spallo mentre corrono giù veloci!!! È una figata pazzesca!!!

Dopo aver rivalutato di iniziare Loki allo sleddog e aver confermato tutte e tre che proprio gli piace farci volare, raggiungiamo il CAI per un meritato pranzo (contando anche qualche incontro ravvicinato del terzo tipo scendendo, tra cani che sembravano Labrador e si rivelano essere Rottweiler e donne trascinate giù per le braccia che urlano e ridono per tutto il sentiero!). Il CAI offre certamente un ambiente confortevole, una stufa calda con cui asciugare almeno le giacche e beh, il cibo in montagna è sempre una garanzia!
Il piano originale prevedeva dopo la pausa un ritorno sullo slittino, ma la pioggia e la faccia di Margot mentre è costretta a compiere ulteriori passi dopo il riposino, ci convincono che è il caso di tornare verso casa.
In breve: sentiero assolutamente alla portata di tutti, alcuni tratti salgono anche in maniera decisa, ma per lo più sono falso piani e tratti in piano che permettono di prendere gambe e fiato, dal CAI al lago Devero grossomodo ci si mette un tre ore tra andata e ritorno. Consigliamo comunque un abbigliamento alla classica “cipolla”, soprattutto per i più calorosi.