D i nuovo in città… okay, ammetto che poi si vedono cose interessanti, si annusano odori strani e si conoscono più cugini canini che nelle gite in montagna – e spesso i loro umani mi allungano un biscottino extra – ma ancora non riesco a convincermi che mi piacciano tanto quanto le altre gite; comunque quella di oggi è un po’ diversa, abbiamo un branco allargato, si sono aggiunti un po’ di zii in più… il che significa più coccole, ma anche più umani da tenere sott’occhio, vorrei mica che si perdano!
Abbiamo alcune difficoltà ad arrivare a Mantova, tra le quali perdere l’uscita dell’autostrada e finire prima a Verona, ma una volta arrivati la vera grande sfida è il parcheggio, dopo alcuni giri inconcludenti e alcune manovre che potremmo facilmente definire azzardate riusciamo a recuperare un posto con personalità e raggiungere il resto del branco di oggi, eh sì, oggi abbiamo allargato il gruppo. Strategia della gita: vagare a zonzo per questa meravigliosa città, lasciarci incantare dai suoi angoli nascosti, dalle sue storie e dai suoi ricordi, con ogni tanto la zia Vale che ci ragguaglia con dettagli storici presi da internet come un moderno cicerone e che tutti fingiamo di ascoltare interessati mentre in realtà pensiamo che i profumi che si sentono per le vie sono decisamente interessanti. Nonostante la nostra sbadataggine organizzativa – assolutamente voluta – riusciamo comunque a vedere alcuni posti magnifici, prima fra tutti la piazza ducale con il rispettivo palazzo.
Questo è il principale monumento della città, o quantomeno il più imponente, noto anche come reggia dei Gonzaga. Il nucleo principale risale al 1308 quando fu costruito come residenza ufficiale dei signori di Mantova, i Bonacolsi, e quindi la residenza principale dei Gonzaga, signori, marchesi ed infine duchi. Piccola curiosità: assunse anche la denominazione di Palazzo Reale durante la dominazione austriaca a partire dall’epoca di Maria Teresa d’Austria.
Come spesso accade, ogni duca ha voluto aggiungere un’ala per sé e per le proprie opere d’arte, il risultato è che il palazzo compete con i grandi d’Europa come i palazzi del Vaticano, il Palazzo del Louvre, la Reggia di Versailles, la Reggia di Caserta e il Castello di Fontainebleau. È visitabile in circa tre ore e se ne aveste la possibilità potreste scoprire splendidi affreschi di Mantegna e Pisanello, oltre vederne alcuni angoli magici come la Corte Vecchia e la Nuova, la Camera degli Sposi – per la quale è necessaria però una prenotazione – e il Castello di San Giorgio. Purtroppo – anche se comprensibile – la struttura non ammetti l’ingresso dei quadrupedi, quindi il nostro approfondimento culturale si ferma alle mura del palazzo dove una gentile signorina ci spiega cortesemente che con lui – indicando Loki con un leggero velo di sospetto – non possiamo proprio entrare.
Scoperta di oggi, i ponti… è già la terza volta che sento scorrere l’acqua, la sento nei profumi dell’aria, ma non la vedo… poi, intuizione incredibile, mi alzo in piedi su un muretto, ed eccola… la mia padrona ha chiamato quel bellissimo fiume-laghetto “fossato”… non ho idea di che cosa sia, ma sapevo per certo che volevo entrarci… e ci ho provato, amici miei, ci ho provato ripetute volte, ma quando siamo in città gli umani sono sempre più allerta…
Così continuiamo a vagare, scoprendo altri angoli inaspettati e girando per viettine classicamente medievali e una o due citazioni sui muri che ricordano Dante e Virgilio – di cui Mantoa è città natale – arriviamo al Duomo e alla Piazza delle Erbe che però decidiamo di vedere più tardi; tra una cosa e l’altra infatti, si è fatta l’ora di pranzo.
Viste le varie disavventure avute in passato con prenotazioni mancate, qui abbiamo giocato d’anticipo e abbiamo prenotato un tavolo all’Osteria dell’Oca dove ci siamo sincerati che Loki fosse benaccetto – l’unica cosa che ci hanno chiesto è che non fosse immenso come un alano ed effettivamente, visto lo spazio della sala, non ci sarebbe stato fisicamente. L’Osteria è all’altezza delle aspettative culinarie del gruppo, una volta parcheggiata la creatura sotto il tavolo e letto il menù, il resto è stato pura soddisfazione al palato. Piatti tradizionali perfettamente cucinati, un’atmosfera accogliente e familiare, profumi che sanno di casa e di nonna, un buon vino e una compagnia che fa tutto il resto, è così che ci godiamo il pranzo. E ce lo godiamo davvero, perchè poi ci accorgiamo che – piacevolmente appesantiti – ci siamo attardati forse più del previsto. Ma non avendo pianificato nulla, cosa importa? Niente, e infatti riprendiamo il giro esattamente dove lo abbiamo interrotto da Piazza delle Erbe, una delle piazze principali della città attorno alla quale, raggiungibili tutti in circa una decina di minuti abbiamo ammirato il Duomo – dove sono custodite tutte le spoglie della dinastia Gonzaga – Palazzo Vescovile, la Torre della Gabbia e il Palazzo Podestà, la Rotonda di San Lorenzo e la Torre dell’Orologio. Un gran elenco di edifici, ma vi assicuro che vi accorgerete quando li avrete davanti, alcuni palazzi parlan da sé anche se non li si conosce, si ha la sensazione chiarissima che abbiano tanto da raccontare. Tra questi, quello in cui potevamo entrare senza troppe difficoltà, lasciando fuori a turno Loki, è la Basilica di Sant’Andrea, la più grande chiesa di Mantova e un vero e proprio gioiello per gli amanti dell’arte. Opera di Leon Battista Alberti nello sviluppo dell’architettura rinascimentale, venne completata molti anni dopo la morte dell’architetto, ospita inoltre, subito sulla sinistra varcata la soglia imponente, la Cappella di San Giovanni Battista o “del Mantegna”dov’è seppellito il grande artista: Andrea Mantegna. Fu decorata ad opera del Correggio sulla base di disegni dello stesso Mantegna, mentre del maestro rimangono comunque il Battesimo di Cristo sulla parete di destra, completato dal figlio Francesco, e la Sacra Famiglia e famiglia del Battista sull’altare.
Dopo il momento cultura le luci della giornata iniziano a scendere e anche una leggera sonnolenza in gran parte dovuta alla leggerezza del pranzo; così puntiamo alla piazza virgiliana, un parco di discrete dimensioni con una statua in onore del poeta latino. Creato un piccolo accampamento abusivo nel prato, i ragazzi ci abbandonano subito per qualche minuto di sano pisolo – non senza aver comunque assaggiato delle frittelline prese alla Forneria delle Erbe, dove consigliamo anche gli agnolotti, la sbrisolona e ammettiamolo, si vorrebbe comprare tutto. Noi donzelle ci si rilassa, si fa due chiacchiere e mentre Loki pranza decidiamo di passeggiare sul lungo Mincio prendendo la via del parcheggio. Una volta rianimati i giovini, proprio alle spalle della statua di Virgilio si apre un varco tra le mura e attraversata la strada ci si ritrova su una bellissima ciclopedonale che affianca tutto il fiume. Il tramonto che ci si presenta davanti mentre svogliatamente passeggiamo e chiacchieriamo è incredibile e sarebbe tutto perfettamente tranquillo e romantico se non fosse che in un paio di occasioni per poco Loki non mi scaraventa nel fiume cercando di rincorrere anatre e folaghe.
Ahaaa c’ero quasi, ero lì lì per prendere la cena per tutti quando la mia umana mi ha immobilizzato a un balzo dall’anatra… lei non crede molto nelle mie doti di venatorie e ha decisamente troppo a cuore le regole umane… sarebbe stato bellissimo nuotare nel fiume dietro a quell’anatra… poteva venire anche lei, a me faceva piacere, anzi potevano venire tutti! Invece ha preferito rimanere a giocare sulla riva al tiro alla fune con il mio guinzaglio.
Una volta scampato il pericolo tuffo in fiume, raggiungiamo la macchina e torniamo verso casa.
Mantova è un gioiello, anche se – esclusa la parte sul fiume – non proprio una città a portata di cane, d’altronde è un centro storico-culturale e la sua storia spesso poco incontra le necessità canine, a onor del vero siamo stati sempre accolti con gentilezza laddove ci era permesso entrare. Consigliatissima come gita fuori porta, ma se avete con voi il vostro quadrupede di fiducia, valutate un giro più lungo del parco del Mincio e tentate di andare in giornate fresche evitando la calura estiva.