
Oggi ci mettiamo davvero alla prova, sveglia presto e la promessa di una bella sudata. A un’ora e mezza da Milano, più precisamente partendo da Culmine San Pietro (LC), il Monte Due Mani aspetta il nostro branco. Siamo stati messi in guardia, è bellissimo, ma va guadagnato. Noi siamo pronti… ed è tutto vero!
Lasciamo l’auto nel parcheggio alla fine della strada dove troverete due rifugi-ristorante. NB: la strada per arrivare all’inizio del sentiero è abbastanza impegnativa, decisamente stretta e alquanto trafficata, soprattutto se si spera a ogni curva di non trovare nessuno dall’altra parte.
Avendo di fronte il Ristorante Passo Culmine San Pietro, prendete la carrabile sulla destra e seguitela passando una fattoria e un maneggio, prosegue tranquilla tra prati e piccoli boschetti; unica cosa per i canino-dotati: tenete d’occhio i quadrupedi dato che tra mucche, cavalli, cani pastore e cavi elettrici, c’è da stare attenti. Seguendo questa carrabile arriverete a un punto in cui, sulla destra incrocerete la cosiddetta “barra messa dismessa” che nasconde il primo cartello della direzione che dobbiamo prendere per il Monte Due Mani.

Premetto che non è assolutamente la prima volta che incontro delle mucche o dei cavalli, è che non so mai come comportarmi… cioè, chiarisco meglio, mi piacciono, io provo ad avvicinarmi e fare amicizia, ma… sono ENORMI!!! Così poi, beh, me la dò a gambe!
Da qui inizia la prima tranche di salita, infatti il sentiero, alternando boschi di faggi con il primo accenno di autunno e il profumo di foglie bagnate e funghi vi porterà, salendo – anche se non in maniera drastica – fino alla Bocchetta di Redondello. Una volta che avrete raggiunto il culmine di questa collinetta tanto sudata, se aguzzate la vista vedrete, leggermente sulla sinistra, sui monti in fondo alla valle, una croce e poco sotto una mezza cupola dalle fattezze vagamente aliene. Eccolo là il vostro punto di arrivo. E ammettiamolo, a noi ha fatto abbastanza impressione vederlo così lontano, e come noi, vi chiederete quanto ci metterete a raggiungerlo, quanta fatica vi costerà, ma si può fare, passo dopo passo, promesso.

Dopo una breve sosta recupera fiato, un goccio d’acqua e un tentato furto panini di Loki ai danni di altri due amanti della montagna sfortunatamente capitati a tiro delle pretese illegali del lupo, ripartiamo.
Forse ho frainteso i segnali: questi due umani, non propriamente del mio branco, ma fermi a qualche passo da loro, mi fanno delle strane vocine, mi accarezzano e poi aprono il loro zaino, non è ovvio che dovessi controllare se fosse tutto a posto?
Dalla Bocchetta, si tiene la sinistra e il sentiero scende, già, scende e anche parecchio, ma il bosco che ci accoglie è bellissimo, con gole incredibili e faggi immensi e quasi ci si dimentica che poi tutta quella discesa la ritroveremo al ritorno. Proseguendo poi sul fondo valle in uno stretto e pianeggiante sentiero in mezzo ai prati arriverete a una cascina diroccata, da lì tenete la sinistra e presto incontrerete il motivo per cui si chiama Due Mani. Ad un certo punto vi troverete davanti a un muro di ghiaia e da lì si sale ragazzi, e si sale davvero e diventa sempre più impegnativo soprattutto usciti dal bosco; ma una volta che vi lasciate gli alberi alle spalle vedrete davanti a voi il bivacco Locatelli e la croce. L’ultimo tratto, completamente in costa, è da togliere il fiato – letteralmente, se soffrite di vertigini e possiamo testimoniarlo ufficialmente – ma è incredibilmente scenografico. Non avete nulla davanti a voi, tutto ai vostri piedi, lo sguardo spazierà dalle Grigne, alla Valsassina, vedrete Lecco, la Brianza e parte dei Laghi Briantei e l’unico monte alto come voi in quel momento è solo il Resegone, maestoso, imponente e magico con le nuvole che accarezzano le cime.

Penso di aver battuto tutti i miei record personali, ho fatto avanti e indietro sull’ultimo tratto di sentiero circa una decina di volte… che corse, che salti, che figata pazzesca l’aria delle cime.
Dopo un’impegnativa pausa pranzo a causa dei ripetuti furti di Loki ai danni dei panini del gruppo e dell’intensa – quanto giustificata – sessione foto, riprendiamo il sentiero sulla via del ritorno.
Mi è stato dato più volte del ladro, ma è tutto un fraintendimento, semplicemente sto scegliendo cosa voglio fare da grande e tra le varie opzioni che mi ispirano c’è anche il responsabile della qualità dei pranzi al sacco, quindi mi stavo cimentando in un’impegnativa sessione di lavoro.

Il paesaggio che ci possiamo godere è incredibile, soprattutto visto che scendendo, non si deve fare i conti con i propri polmoni in sciopero e si ci può concentrare su questa perfezione. Scendiamo tra tratti di ghiaia – stateci attenti perchè parecchio sdrucciolevoli e infidi per chi ha ginocchia e caviglie deboli – litigate canine sul diritto di possesso di tutti i bastoni abbandonati dei boschi – in cui, ovviamente, Utah ha sempre la meglio sul lupetto – e qualche scivolata attutita dal morbido prato a bordo sentiero.

Si chiama cavalleria ed educazione, mi sembrava corretto far credere a Utah di poter tenere qualsiasi legno o bastoncino per sè, ma poi è soddisfacente, era così contenta… anche di dirmene quattro
Tornare è stata dura, sopratutto perchè uno si aspetta di scendere e basta e invece, eccola lì, la salita per la bocchetta, ma d’altronde sono questi i sentieri che fanno apprezzare ancora di più le montagne. Arriviamo al parcheggio e troviamo felicemente le auto e le scarpe da tennis. Dopo una breve pausa bar, con tanto di musiche degli alpini e profumo di soffritto alle 16 del pomeriggio che mette comunque voglia di tagliatelle ai funghi, si torna a casa, tanto stanchi quanto soddisfatti.
Piccolo sunto: il sentiero è assolutamente fattibile, ma ognuno con i suoi tempi, m alcuni tratti sono davvero intensi e potrebbero essere veramente difficili. Ricordatevi che ne vale la pena, che è una sfida per voi stessi, ma che superare i propri limiti serve quando siete pronti a farlo. arrivare in cima e vedere il mondo ai propri piedi è qualcosa di incredibile! La passeggiata, con tanto di pranzo, è abbastanza lunga, circa cinque ore.